Torre dell’Orso: la leggenda delle Due Sorelle
Il profilo della splendida baia di Torre dell’Orso è delimitato a nord dalla cinquecentesca torre di avvistamento e a sud da due singolari faraglioni intorno ai quali si narra una bella e triste leggenda; una semplice storia di amore fraterno, tramandata oralmente dalle genti del posto, che una volta appresa, induce lo spettatore a guardare con occhi diversi e partecipi questi scogli che, grazie alla magia del mito, si rivestono di una più profonda e misteriosa bellezza.
Narra la leggenda: “Due donne, due sorelle bellissime, trascorrevano una giornata come tante alla ricerca di un po’ di refrigerio dalla calura dell’entroterra. Il mare è decisamente il posto ideale dove potersi rigenerare con la fresca brezza che dolce soffia sulle dorate coste e sulle selvagge scogliere del Salento. Dalla scogliera della baia, da uno dei punti più alti, si può avvertire un piacevole senso di smarrimento mirando il mare che si fonde all’orizzonte con il cielo azzurro. Una delle due sorelle andò fin su al punto più alto, rapita dall’ipnotico fragore delle onde del mare e dal profumo di salsedine. Questa forma di richiamo che l’immensa distesa d’acqua esercitò sulla ragazza le fece immediatamente perdere i sensi, tanto da indurla a gettarsi dalla scogliere per divenire una cosa sola con quel profumo e quel suono che tanto le rapirono la mente. Una volta in acqua però, quell’incanto e quell’illusione sparirono del tutto, lasciando spazio alla paura e al terrore che sembravano dimenarsi all’unisono insieme alle braccia delle giovane che invano cercava di vincere la forza del mare e tornare a riva. L’altra sorella, udite le richieste d’aiuto della giovane in difficoltà, si gettò anch’essa nelle acque di torre dell’Orso, nell’invano tentativo di strapparla dalla morsa della morte.
Il destino però si rivelò infausto nei confronti delle due fanciulle, tanto da volerle unite anche nella cessione della loro vita terrena. Lo stesso mare che tanto le aveva ammaliate, e poi torturate, ora ne cullava i corpi in un ultimo triste saluto, prima di trasformale in due faraglioni sotto lo sguardo attonito di un pescatore che aveva assistito alla scena, e che battezzò le due strutture rocciose con il nome di ‘le due sorelle”.