Torre dell’Orso tra storia e suggestioni mitiche
Torre dell’Orso è oggi una delle località balneari più apprezzate e frequentate della costa adriatica salentina. Le sue acque limpide e la sue splendide insenature sono un richiamo per migliaia di turisti italiani e stranieri. Quello che forse è meno noto è la sua storia antica. Interessanti lavori di scavo e ricerca hanno messo in evidenza che la baia della marina in passato costituiva il porto dell’antica città-santuario di Roca, e ha costituito per secoli un punto di scalo di strategica e fondamentale importanza per le navi e gli scambi che giungevano o partivano per l’altra sponda del mare Adriatico.
Il motivo è anche facilmente comprensibile, considerando che la rotta che collega la baia di Valle dell’Orso, in Albania, e la baia di Torre dell’Orso è il percorso più veloce e ed economico tra le due sponde (circa 80 km) per i naviganti. Una vicinanza testimoniata anche dalla suggestiva vista dei monti del paese delle aquile che, come un incanto di fata Morgana, si palesa agli occhi dei frequentatori della spiaggia salentina nei giorni si sole e orizzonte terso.
È stata avanzata anche l’ipotesi che nel 44 a.C. Ottaviano Augusto, che si trovava ad Apollonia per studiare lettere greche, venuto a conoscenza dell’uccisione di Cesare e prevedendo disordini e pericoli nel porto di Brindisi, abbia utilizzato proprio questa rotta sbarcando nella baia di Torre dell’Orso per poi raggiungere le sicura città di Lupiae e da qui recarsi a Roma.
Una volta appurata l’esistenza di questa rotta, si è avanzata anche un’altra suggestiva ipotesi che legherebbe l’approdo di Torre dell’Orso con il più illustre poema dell’antichità latina: l’Eneide. Secondo questa interpretazione che qui riportiamo e che aggiunge una suggestione letteraria a quella naturalistica e storica della marina di Melendugno, Virgilio potrebbe avere avuto in mente questi luoghi (e non Porto Badisco o Santa Maria di Leuca, come ritenuto dai successivi commentatori) quando descrisse l’approdo nel Salento di Enea, partito dai monti Acrocerauni in Albania, con i versi “onde a le spiagge si fa d’Italia il più breve tragitto”.
«E di vèr l’Orïente un curvo seno
in guisa d’arco, a cui di corda in vece
sta d’un lungo macigno un dorso avanti,
ove spumoso il mar percuote e frange.
Ne’ suoi corni ha due scogli, anzi due torri,
che con due braccia il mar dentro accogliendo,
lo fa porto e l’asconde; e sovra al porto
lunge dal lito è ‘l tempio.»
(Virgilio – Eneide, libro III. Traduzione di Annibal Caro)